venerdì 27 settembre 2013

Come si cura la febbre nei bambini ..... Non occorre una terapia per far scendere la temperatura se il bambino non è sofferente e gioca tranquillo

Le medicine non si danno per abbassare la febbre, ma solo, quando necessario, per alleviare il malessere del bambino. «Se il piccolo ha 39°C di febbre ma è tranquillo e gioca senza lamentarsi, non occorre nessuna terapia» dice Alberto Tozzi, pediatra dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma. «La febbre non è il nemico da combattere, ma una reazione dell'organismo per difendersi dalle infezioni — conferma Marina Picca, presidente della Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche —. Va trattata solo quando rende il piccolo sofferente e irritabile, non lo lascia dormire o mangiare normalmente». I pediatri lo ripetono da anni, ma è difficile scalfire quella che è stata ribattezzata "febbre-fobia", l'idea infondata che l'aumento della temperatura possa provocare danni cerebrali o altre conseguenze gravi. Inutile cercare di abbassarla con spugnature o altri mezzi fisici, che possono irritare ulteriormente il bambino. E se è vero che non va imbacuccato, anche spogliarlo per farlo raffreddare non serve. LE NUOVE LINEE GUIDA - Tutto questo è ribadito anche dalle nuove Linee guida del NICE, il National Institute for Health and Care Excellence britannico: «I due farmaci antipiretici autorizzati nei bambini sotto i sei anni, paracetamolo e ibuprofene, vanno usati per contrastare il malessere del bambino, e soltanto finché il malessere dura». Il rischio, altrimenti, è di fare più male che bene. «Anche attenendosi alle dosi consigliate è possibile superare nel corso della giornata la soglia di tossicità» mette in guardia Antonio Clavenna, farmacologo presso il Laboratorio per la salute materno infantile dell'Istituto Mario Negri di Milano. «Oppure, è possibile danneggiare il fegato se si prosegue con le dosi massime consentite per parecchi giorni — aggiunge Tozzi —. Le indicazioni del foglietto illustrativo che raccomandano un intervallo di 4-6 ore per il paracetamolo e di 6-8 ore per l'ibuprofene non vanno intese nel senso che dopo questo tempo si deve ridare il farmaco, ma solo che lo si può fare se il bambino è di nuovo sofferente». Viceversa, se il disagio non migliora dopo aver dato uno dei due medicinali, o torna prima che sia trascorso il tempo necessario per una seconda dose, gli esperti inglesi per la prima volta ammettono che si può provare a utilizzare l'altro. «Ma occorre farlo con cautela, — sottolinea Clavenna — perché in passato sono stati segnalati danni renali». «Inoltre questa alternanza espone al rischio di errori», dice Picca, che raccomanda di non dare comunque mai i due medicinali insieme. «Mai inoltre accorciare il tempo tra le due somministrazioni di uno stesso farmaco — consiglia il farmacologo — perché in questo modo, anche se la dose quotidiana totale resta nella norma, si possono raggiungere picchi di concentrazioni pericolose». INTOSSICAZIONE - La segnalazione di alcuni casi di intossicazione da paracetamolo ha spinto qualche anno fa l'Agenzia italiana del farmaco a modificare il foglietto illustrativo, che ora fa riferimento sia all'età sia al peso del bambino. «Nel caso in cui vi sia discordanza, quel che conta è il peso» chiarisce il farmacologo Clavenna. «Perché la dose effettiva assorbita sia quella prevista è preferibile dare questi medicinali per bocca — aggiunge la pediatra Marina Picca — riservando le supposte ai casi in cui il vomito impedisce la somministrazione orale». I due farmaci se usati bene sono molto sicuri, sebbene la Food and Drug Administration americana abbia segnalato rarissime, ma gravi, reazioni cutanee da paracetamolo, mentre l'ibuprofen può provocare qualche disturbo gastrico, come tutti gli antinfiammatori.

domenica 1 settembre 2013

Per vivere fino a cento anni, basta modificare un gene

Basterà modificare un solo gene per allungare la vita fino a cento anni. Questo è quello che hanno scoperto dei ricercatori americani, i quali sono riusciti ad allungare la vita dei topo fino al 20%. Tutti i risultati della ricerca sono stati resi noti sulla rivista Cell Reports. Sulla rivista è spiegato come modificando solo un gene sono riusciti a far vivere i topi sedici anni in più, portandoli alla soglia psicologica dei cento anni. Questo esperimento applicato all’uomo lo porterebbe dunque a vivere oltre i cento anni. Questo gene, che sia chiama mTOR, ha allungato la vita del topo, ma ha degli effetti diversi in base ai tessuti e sui diversi organi, i quali alcuni vengono invecchiati, altri invece vengono preservati. Infatti se il coordinamento e la memoria hanno maggiore sprint, al tempo stesso il tessuto osseo continua a deteriorarsi in maniera piuttosto veloce, facendo inoltre abbassare anche le difese immunitarie. Ciò significa che su un uomo ci si ritroverebbe ad avere un anziano magari immobilizzato a letto per la fragilità ossea, ma lucidissimo di mente e con una memoria perfetta. Nonostante ciò però questi risultati sono importanti perchè potrebbe essere la chiave di svolta nella cura dell’Alzheimer. Infatti è questa una malattia legata in maniera specifica all’invecchiamento e magari provando con questo metodo a colpire solo alcuni organi dell’individuo, i risultati potrebbero essere davvero positivi. Inoltre, sempre da questo studio, pare che sia emerso un altro gene. Si tratta di un gene che funziona esattamente come un orologio, la cui funzione è quella di regolare i ritmi biologici legati all’avanzamento di età di tutte le parti del corpo, dagli organi ai tessuti, rendendone omogeneo l’invecchiamento. Ovviamente ora l’iter prevede però che tutti questi esperimenti vengano perfezionati, prima di passare ai test direttamente sugli uomini.

Salute: mirtilli, uva e mele riducono rischio diabete

(AGI) - Londra, 30 ago. - Mirtilli, uva e mele possono ridurre il rischio di diabete di tipo 2, mentre il succo di frutta puo' aumentare le probabilita' di contrarre la malattia. Sono questi i risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori inglesi, americani e da Singapore che e' stato pubblicato sul British Medical Journal. La ricerca e' stata condotta usando dati provenienti da tre studi fra americani adulti: il Nurses' Health Study, il Nurses' Health Study II e lo Health Professionals Follow-up Study. In totale, sono stati coinvolti 187.382 pazienti, in maggioranza uomini, e gli scienziati si sono focalizzati su uva, susine, albicocche, prugne, banane, meloni, mele, pere, arance, pompelmi, fragole, mirtilli e succhi di frutta. I risultati hanno mostrato che il consumo di tre porzioni alla settimana di mirtilli, uva, uvetta, mele e pere riducevano significativamente il rischio di diabete di tipo 2 del 7 per cento, mentre l'aumento del consumo di succhi di frutta aumentava questo rischio. (AGI) .

Arriva il caffè spray per far passare la caffeina tramite la pelle

Arriva il caffè spray per far passare la caffeina tramite la pelle. Se pensavate di averle viste tutte, vi sbagliavate di grosso. Ora arriva un’invenzione abbastanza bizzarra, per chi non ama il caffè ma ha bisogno dei suoi effetti. Si tratta del caffè spray, che fa assorbire la caffeina tramite la pelle senza l’inconveniente di avere il retrogusto amaro del caffè, che non piace a tutti. E così grazie allo spray la caffeina entrerà in circolo per tutto il corpo tramite la pelle, ed avrà effetto per più ore. Attualmente il brevetto del caffè spray è ancora in corso di registrazione, ma il prodotto promette molto bene. Il 21enne Ben Yu e il suo socio Deven Soni hanno dato vita ad una campagna sulla piattaforma Indiegogo per far conoscere il loro innovativo prodotto, denominato Sprayable Energy. La confezione, che consente di spruzzare il caffè spray sulla pelle, contiene una formula incolore profumata, che riesce a dare la stessa energia di una tazzina di caffè, eliminando però la possibilità che si diventi irascibili e nervosi. Il caffè spray è perfetto per chi non ama il gusto di questa bevanda, proprio come Ben Yu. E così, nel corso dei suoi studi in biochimica, grazie all’aiuto del padre ha inventato questa valida alternativa al caffè in tazza. Si tratta di una soluzione di acqua, un derivato della tirosina e la caffeina. Basta spruzzare questo composto sulla pelle per ottenere l’energia necessaria. Il caffè spray è destinato ad avere successo? Intanto la campagna di finanziamento è arrivata a $15.000, e probabilmente il prodotto sarà disponibile da fine ottobre. Ogni confezione conterrà 40 dosi, forse vendute a $15 ciascuna.

La famiglia di Enrico è disperata, minaccia di staccargli il sondino

Enrico vive a Mira (Veneto) ed è un uomo di 48 anni che soffre di una malattia molto rara chiamata sindrome da neuroacantocitosi di McLeod (MLS). È il fratello di Enrico a parlare ai giornali oggi: “O ci aiutano o stacco il sondino a mio fratello. Siamo tutti stanchi, e lui non può continuare a lungo in questa situazione”. La minaccia, ovviamente una provocazione, è stata lanciata da Daniele Pavan, esausto ormai della situazione che coinvolge il fratello. Una denuncia la sua nei confronti di un sistema sanitario che – denuncia l’uomo – non è in grado di prendere in mano la situazione e che si limita a curare con dei palliativi Enrico per poi rispedirlo a casa senza aver giovato alla gravissima condizione in cui l’uomo, malato ormai dal 2005, si trova. La patologia che affligge Enrico è un malattia molto poco conosciuta e poco diffusa: in tutto il mondo esistono meno di due centinaia di persone nelle stesse condizioni in cui versa l’uomo ormai dal 2005. La patologia si presenta con movimenti involontari di faccia e corpo, deficit cognitivi, convulsioni e debolezza muscolare. Enrico viene alimentato tramite un sondino nasogastrico e vive costantemente sedato. Tre dosi di calmanti al giorno, racconta il fratello, non sono più neanche sufficienti per contrastare gli strilli e i movimenti convulsi che ormai caratterizzano le giornate di Enrico. “Nell’arco di un paio di settimane – continua Daniele – abbiamo più volte modificato i dosaggi dei farmaci, sempre su indicazioni dei medici che però non l’hanno visitato. Siamo arrivati a somministragli almeno tre punture di calmanti al giorno, una decina di pastiglie e più di sessanta gocce di tranquillanti ma senza ottenere risultati.” Se la situazione continua così, denuncia il fratello di Enrico che ormai da 8 anni assiste il fratello insieme alla madre, staccheremo il sondino che lo alimenta e porremo fine a questa sofferenza. Una disperata richiesta di aiuto questa proveniente da un uomo ormai logorato che si sente abbandonato dal Sistema Sanitario: “Abbiamo chiesto aiuto al medico curante, al Pronto soccorso e al primario della Neurologia di Mirano, che l’ha ricoverato un anno fa. Dopo un paio d’ore in osservazione l’hanno rimandato a casa sedato ma senza risolvere il problema della cura”.

«Ti amerò anche in povertà», la Pascale e la promessa d'amore a Berlusconi Su whatsapp una dichiarazione d'amore intercettata da Selvaggia Lucarelli ed attribuita alla fidanzata del Cavaliere

«Nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Una dichiarazione d'amore in piena regola che ricorda tanto la formula di rito dei matrimoni, corredata di cuoricini. Il messaggio sarebbe di Francesca Pascale e il destinatario di tanta passione dovrebbe essere proprio lui, il Cavaliere. Una dichiarazione d'amore attribuita alla fidanzata dell'ex premier da Selvaggia Lucarelli che l'ha «postata» sul suo profilo facebook. «Mi cade l'occhio sul profilo whatsapp della Pascale e scopro che ha fatto la promessa di matrimonio a Silvio» scrive la Lucarelli. E poi chiosa con un pizzico di cattiveria tutta femminile: «Deve essere proprio amore vero per essere disposta a correre quel rischio così concreto di amarlo anche in povertà».

Fecondazione: probabilita' successo dopo cinque cicli sono basse

domenica 1 settembre 2013